Comincia la mia ricerca sulla conoscenza e la divulgazione del vino nel mio territorio: il Salento. Prima di parlare dei vini nel Salento è doveroso parlare dell’invidiata qualità e produzione del vino in tutta la Puglia in generale. E’ ormai noto che la Puglia produce grandi quantità di uva destinata sia al mercato interno sia ad essere esportata sul territorio nazionale per la produzione di altri vini. E’ nota anche la sua qualità vinicola con prezzi molto interessanti, traguardo raggiunto grazie alle cooperative e cantine sociali dislocate sul tutto il territorio pugliese. Il tacco d’Italia sta conoscendo in questo periodo storico un ‘epoca di benessere grazie anche alla produzione e divulgazione del vino. E di vini buoni se ne producono da molti anni nel Salento con proposte e prodotti strabilianti, fino a diventare un elemento determinante dell’intera società salentina a tutti i livelli: rurale e urbano, proletario e aristocratico, profano e cultuale. La conoscenza del vino e il suo consumo è un viaggio affascinate e complicato che non può essere riconducibile a qualche pagine web pertanto il mio aiuto sarà riconducibile ad alcuni aspetti tecnici e di servizio.
Consumare vino in maniera consapevole è comunque, e soprattutto, un grande piacere. E dal momento dell’aperitivo fino al pranzo, e quindi alla fine della giornata, le occasioni di
consumo sono infinite, come innumerevoli sono le tipologie di vino.Occasioni, ce ne sono molte. Dal buon aperitivo al bar – cosa c’è di meglio che una flûte di spumante italiano? – al pranzo di lavoro, dal bicchiere pomeridiano nel wine – bar al momento di pianificare la serata, fino alla cena importante e al dopocena, arrivando ad assaggiare un discreto numero di vini a settimana. Allora, trasformiamo queste consumazioni,
spesso anonime e distratte, in un evento culturale, in un momento di arricchimento. Il Vino ha la caratteristica di rivestirsi di molteplici significati, dai più frivoli e mondani, fino a quelli più mistici, basti pensare al senso mistico che il vino ha nella simbologia Cristiana che lo paragona al Sangue di Cristo. Né deriva spesso un consumo distratto del vino e il mio auspicio che questo viaggio che sto scrivendo è di portare il lettore ad un consumo consapevole e informativo del Vino.
Si potrebbe affermare che “il vino buono è quello che piace”, ma non è cosi. Il concetto di buono è molto ampio e complesso, l’intenditore valuterà sempre l’insieme di molti aspetti, il consumatore ricorderà la gradevole bevanda che ha rallegrato momenti significativi della sua vita. Per poter capire meglio quali siano gli elementi da tener conto per esprimere un corretto giudizio di qualità dobbiamo prendere in considerazione la struttura gustativa del vino: alcool, acidi, sali minerali ed il tannino, sostanza presente soltanto nei vini rossi, in quanto presente quasi esclusivamente nella buccia dell’ uva. Ma se questi sono i componenti, una cosa rimane certa: il vino è una splendida materia vivente e non un’equazione matematica; c’è sempre da considerare l’imponderabile ossia il fattore umano, quello stagionale, la lavorazione l’invecchiamento e via continuando. E allora è qui che entra in gioco la degustazione, essa è infatti l’unico contatto diretto con il vino per ricevere informazioni dettagliate. Gli elementi strutturali del vino, in parte già elencati, dovranno combinarsi in un insieme armonico dando un risultato di gradevole totalità. E proprio qui nel momento finale la persistenza gusto-olfattiva è determinante per la valutazione qualitativa del vino: se è lunga e piacevole il vino è di valore, se corta e sgradevole il valore del vino è molto scarso perciò gli strumenti del vino sono dentro di noi bisogna solo saperli usare. Per assaggiare e valutare dei vini in maniera attendibile non basta avere un buon palato ma bisogna sapere di botanica, chimica organica, geografia ed essere anche un po’ psicologi. Tutte queste qualità si affinano nel tempo con l’esperienza e con la passione, ma non solo; l’estrema evanescenza delle sensazioni procurate dall’assaggio di un “grande vino” vive solo nel presente. Ma adesso passiamo a degustare: un grande esperto di vini dovrebbe essere denominato “persona dalla grande lingua” perché narici e labbra, quindi lingua, svolgono un ruolo fondamentale nell’assaggio; sembra un esercizio di filosofia attualistica invece è solo ciò che accade quando le narici e le labbra di un degustatore professionista incontrano il bordo del calice di vino.
Adesso analizziamo la procedura tecnica alla ricerca dell’intensità, persistenza e pulizia delle sensazioni.
Per intensità s’intende, dopo l’aspirazione, la durata dei profumi nel naso.
Un buon vino ha un profumo intenso quando dura a lungo nelle narici e non ha nessuna sfumatura difettosa, tipo il tipico sentore di tappo”.
Purtroppo l’esame olfattivo è quello che fa scoprire i difetti del vino in modo inequivocabile. L’odore di tappo è un difetto che si riscontra spesso, la causa sono delle muffe che si formano all’interno della bottiglia, sia che essa è conservata in verticale o in orizzontale.
Il sughero è senza dubbio il materiale migliore per conservare il vino ma spesso case vinicole di prestigio usano un tappo di materiale alternativo fatto di resine plastiche per ovviare a tale problema.
I profumi sprigionati dal vino sono migliaia e dipendono dal tipo di uva usata, dove il vitigno è stato coltivato, dalla fermentazione, dall’età e dal tipo di invecchiamento.
Pensiamo per esempio al profumo di crosta di pane tipico del Moscato d’Asti, alla rosa appassita del Gewurztraminer, alla foglia di pomodoro nel Sauvignon Blanc e al profumo di peperone nel Cabernet.
Altri difetti che possiamo riscontrare sono:
Noi possiamo percepire cinque sapori fondamentali: il salato, l’acido,l’amaro, il dolce e l’umami; tutti i sapori complessi derivano dalla somma o dall’ unione di questi cinque. Ciascuno dei cinque gusti fondamentali interagisce con gli altri, secondo una relazione specifica, esaltandoli, smorzandoli, ecc.
Il colore e l’odore di un cibo possono influenzarne la percezione fino a modificarne il grado percepito.
Conosciamo insieme i sapori che riconosce la nostra lingua:
4. Il Dolce
Proviene dalla presenza di zuccheri come il fruttosio, glucosio e saccarosio. Si percepisce soprattutto sulla punta della lingua ed è presente nei passiti e nei vini liquorosi che hanno una grande concentrazione zuccherina.
5. Umami
L’umami, che in lingua giapponese significa “saporito”, è stato definito il quinto sapore a partire dal 2002, riconosciuto e codificato anche in Occidente in aggiunta ai quattro già noti. Si tratta di un gusto sapido, piacevole, che viene dal glutammato e da diversi ribonucleotidi, tra cui inosinato e guanilato. Si può riconoscere in moltissimi cibi, tra cui le alghe, il Parmigiano Reggiano, i pomodori, gli asparagi e persino il latte materno.
A questo punto possiamo dire che una volta diventati consapevoli di come la nostra lingua percepisce i gusti,la fase gustativa del vino si compie con il primo assaggio portando a distribuire il vino su tutte le pareti della bocca aiutandosi con la lingua (come se stessimo masticando). Questo movimento permette alla lingua di percepire le sensazioni gustative e olfattive. Dopo la deglutizione , aspirando con il naso, è possibile riportare alla mucosa olfattiva sensazioni particolari che con il primo assaggio non abbiamo percepito.
I vitigni presenti sul territorio Salentino
L’indicazione geografica tipica Salento bianco, con la specificazione di uno dei seguenti vitigni è riservata ai mosti e vini ottenuti dalla vinificazione delle uve provenienti dai seguenti vitigni per almeno l’85%:
Bombino bianco;
Chardonnay;
Fiano;
Garganega;
Greco;
Malvasia;
Moscato;
Pinot bianco;
Sauvignon;
Trebbiano;
Verdeca;
Vermentino.
L’indicazione geografica tipica Salento Rosso con la specificazione di uno dei seguenti vitigni è riservata ai mosti e vini ottenuti dalla vinificazione delle uve provenienti dai seguenti vitigni per almeno l’85%:
Aleatico;
Cabernet;
Cabernet sauvignon;
Lambrusco;
Malvasia;
Negroamaro;
Primitivo.